Ebola, cooperante rientrato a Olbia dall’Uganda monitorato dalla Asl

DiRedazione

10/04/2025

Un cooperante internazionale è rientrato nei giorni scorsi a Olbia dopo una missione in Uganda e ora è monitorato per il virus Ebola dal servizio di Igiene della Asl. L’uomo non manifesta alcun sintomo della malattia, ma, nel rispetto delle disposizioni del Ministero della Salute, si applica la procedura per le misure di “vigilanza dell’epidemia di malattia da virus Ebola” nei confronti di personale di organizzazioni governative, non governative e cooperanti.

L’Uganda è infatti un Paese considerato a rischio, dove a fine gennaio è stato dichiarato un focolaio di malattia da virus “Ebola Sudan” (Svd).

Il cooperante ha svolto la sua missione nel Paese africano come tecnico, per sovraintendere alla costruzione di un ospedale realizzato da un’organizzazione non governativa. In Uganda non è mai entrato in contatto con operatori sanitari, pazienti o persone a rischio contagio.

Rientrato in Italia, è stato sottoposto alla procedura prevista da una circolare del Ministero della Salute e dovrà restare sotto monitoraggio della Asl fino al 20 aprile.

L’attivazione delle procedure sanitarie ha però acceso la polemica a Sassari sul reparto di Malattie Infettive dell’Aou, l’unico in Sardegna attrezzato con stanze ad alto biocontenimento.

Secondo il sindacato dei dirigenti medici Anaao Assomed regionale, però, quelle stanze “non sarebbero disponibili” e mancherebbero “i percorsi sicuri, il laboratorio attrezzato, i dispositivi di sicurezza e il personale dedicato”.

Replica il direttore di Malattie Infettive, Sergio Babudieri: “Non c’è alcuna problematica strutturale. Siamo impegnati quotidianamente a far funzionare al meglio il reparto e pronti a fronteggiare qualsiasi evenienza”.

Babudieri ha ricordato che “nel 2015 abbiamo gestito in maniera impeccabile un caso di virus Ebola, unico a livello nazionale che non ha generato contagi, e allo stesso modo saremo in grado di gestirlo oggi, fermo restando che proprio per le disposizioni nazionali, questi pazienti devono essere trasferiti e curati allo Spallanzani di Roma”.

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