Si è svolto questa mattina, presso l’Assessorato dell’Industria, un incontro tra i rappresentanti sindacali e gli assessori regionali Emanuele Cani (Industria) e Barbara Manca (Trasporti), per fare il punto sulla complessa vertenza che riguarda il futuro del Porto Canale di Cagliari, snodo strategico per il transhipment e l’economia isolana.
Al centro del confronto, la preoccupazione per il mancato rilancio dell’attività del terminal container e la prossima scadenza della concessione della banchina principale, attualmente gestita dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna. I sindacati hanno ribadito la necessità urgente di un piano occupazionale solido e adeguato alla mole di lavoro attesa, chiedendo garanzie per i lavoratori coinvolti.
Si è discusso anche degli effetti della nuova normativa europea ETS (Emission Trading System) applicata al trasporto marittimo, che secondo l’assessora Manca rischia di colpire duramente la Sardegna: «A differenza di altre regioni europee, tutte le merci esportate dall’Isola passano via mare. È quindi necessario intervenire, sia con soluzioni di breve termine, sia lavorando per rafforzare la continuità territoriale anche per le merci».
«Il nostro obiettivo – ha sottolineato l’assessore Cani – è costruire una strategia concreta per il rilancio del Porto Canale, partendo dalla tutela dei lavoratori e coinvolgendo tutti gli attori istituzionali ed economici. A breve convocheremo un secondo incontro per definire insieme un percorso operativo condiviso». Cani ha anche ricordato l’importanza di avviare il dialogo con la nuova presidenza dell’Autorità Portuale, in questo momento di transizione gestionale, per offrire un quadro chiaro e già strutturato delle criticità e delle prospettive.
«Il Porto Canale è una risorsa economica con un potenziale ancora inespresso – ha concluso l’assessora Manca –. Il suo rilancio è parte integrante di una strategia regionale di sviluppo logistico e infrastrutturale, che coinvolge il miglioramento della mobilità delle merci e l’interconnessione con il resto d’Europa».
