Donata al Corpo Forestale una collezione di 300 oggetti in avorio appartenuti a un missionario

DiRedazione

04/04/2025

Collane, bracciali, ciondoli e statuine scolpite a mano: sono oltre 300 gli oggetti d’arte realizzati con zanne di elefante africano di savana e di elefante africano di foresta (Loxodonta cyclotis, Matschie 1900) specie considerate in forte pericolo di estinzione che compongono la collezione donata al Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna. Si tratta del patrimonio raccolto nel corso della sua attività missionaria in Africa da don Piero Galvani, sacerdote originario dell’Emilia-Romagna, scomparso dieci anni fa durante una vacanza in Sardegna.

Gli eredi del religioso, dopo aver custodito regolarmente la collezione per un decennio, hanno deciso di consegnarla al Corpo forestale con l’obiettivo di far conoscere l’opera e l’impegno umanitario del missionario. Ogni pezzo è stato catalogato e pesato singolarmente: la raccolta sarà esposta presso gli uffici della direzione generale del Corpo forestale.

Don Piero Galvani, nato nel 1930 in provincia di Parma e ordinato sacerdote nel 1956, fu parroco a Podenzano, nel piacentino. Parallelamente al ministero parrocchiale, ha dedicato quasi sessant’anni della sua vita a missioni umanitarie in tutto il mondo: dalla Repubblica Democratica del Congo alle Isole Salomone, passando per India e Messico.

Ha operato a lungo in contesti segnati da povertà, conflitti civili e isolamento, collaborando con altri missionari, come Padre Romano Segalini, per costruire scuole, ospedali e strutture di accoglienza. Dotato di competenze tecniche, si ingegnava anche nella costruzione di ponti radio artigianali per mantenere i contatti con l’Italia e coordinare gli aiuti.

Nel 2014, all’età di 81 anni, partì per quella che sarebbe stata la sua ultima missione nelle Isole Salomone. Tornato in Italia dopo circa un anno, morì il 30 ottobre 2015 a Sedilo, in Sardegna, dove si trovava ospite dei nipoti.

La donazione della collezione rappresenta oggi un segno tangibile della sua vita spesa al servizio degli altri e sarà occasione per riflettere sulle contraddizioni storiche del collezionismo legato all’avorio, oggi vietato, ma che nel caso di don Galvani si lega a un percorso umano e spirituale di profonda generosità.

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