Editoriale: il valore perduto del confronto civile. Di Fabrizio Carta

DiRedazione

30/03/2025

In ogni dibattito, sia esso di piazza, di salotto o di palazzo, dovrebbe esserci un unico punto fermo: il rispetto dell’altro. Pare una banalità, eppure basta guardarsi intorno per accorgersi che, di questi tempi, persino le ovvietà sono diventate merce rara.

Che si tratti di energia pulita, degrado urbano o problemi di sanità, ogni questione merita di essere discussa con serietà e apertura mentale. Troppo spesso assistiamo a dibattiti dove ciascuno crede di detenere la verità assoluta, rifiutando a priori qualsiasi contributo esterno. Questa presunzione non solo impoverisce il dialogo, ma impedisce alle idee di evolvere e maturare.

L’errore più grave è pensare che il proprio punto di vista sia l’unico possibile e giusto.

Io credo che non esistono certezze assolute, semmai convinzioni provvisorie, destinate a cambiare nel tempo grazie proprio al confronto. Il dialogo, se fatto con civiltà, non è mai un segno di debolezza, anzi: rappresenta il primo vero atto di forza di una società libera e democratica.

Bisognerebbe imparare che la diversità di opinioni non è una minaccia, ma una risorsa preziosa. Da essa nascono cambiamenti salutari, correzioni necessarie, e quel buon senso che è il vero cemento della convivenza civile.

Nel prossimo editoriale, parleremo delle cosiddette “battaglie”, quelle autentiche e quelle meschine. Quelle combattute per convinzione e quelle usate come esca elettorale, per sollevare polveroni emotivi, dividere gli animi e racimolare consensi a buon mercato. È un vizio vecchio, ma sempre attuale: usare le paure della gente per scopi tutt’altro che nobili.

Ma di questo avremo tempo per discutere. Oggi basti ricordare, senza entrare nel merito dell’attualità, che rispettare chi ci sta di fronte e ascoltarne le ragioni, resta sempre il primo passo per migliorare davvero le cose.

Fabrizio Carta

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