A Palau , “Te Deum” con riflessioni su morte e vita

DiRedazione Web A

04/01/2025

A Palau, nell’appena trascorso 2024, sono state 39 le persone defunte “che hanno espresso in vita il desiderio di celebrare il funerale religioso. Qualche altro defunto è stato sepolto senza alcuna celebrazione, per volontà espressa o per volontà della famiglia”. Ad affermarlo, sollevando questioni profonde che vanno oltre la vita (e la morte) della comunità locale, è stato il parroco, don Paolo Paola, durante l’Omelia di fine anno e il Te Deum di ringraziamento.

La concezione secolarizzata della vita e la distanza o l’indifferenza rispetto alla fede cristiana, finora manifestatasi nelle sempre più scarse partecipazioni alle funzioni e ai sacramenti tocca anche, sempre di più, anche il momento finale e supremo della vita, il suo epilogo tragico e senza appello se sopraggiunto in assenza del conforto e della speranza della Fede. “Un dato che, scevro da ogni giudizio”, ha commentato il parroco di Palau, “ci induce a pensare come la nostra società non coincida più con la società ecclesiale dove, la fede nel Signore, è un dato condiviso da tutti. Toccare l’aspetto della morte e del culto dei morti è un segnale molto forte e anche molto preoccupante”.

Nell’omelia di fine anno don Paolo Pala ha ricordato i matrimoni celebrati in paese, 9 dei quali hanno visto coppie “che hanno scelto di celebrare il matrimonio sacramento”. Credo sia un dato importante, ha affermato, “in una crisi antropologica generalizzata che va ad indebolire la ricerca di qualsiasi legame forte e istituzionale”. Purtuttavia, ha rimarcato, “di queste 9 coppie, 4 non sono di Palau e cercano la nostra Parrocchia per la sua bellezza artistica, per la collocazione geografica o per antichi legami affettivi”. Nel 2024 sono stati 16 coloro che hanno ricevuto la Cresima (di cui 2 adulti) e 24 la prima comunione.

E poi, sempre nel 2024, “abbiamo avuto la gioia di battezzare 19 bambini e bambine della nostra Comunità parrocchiale, un piccolo segno di speranza in una società occidentale, italiana e specialmente sarda così refrattaria alla vita. Ogni bimbo che nasce – ha osservato don Paolo – ogni bimbo che diventa cristiano, ci dice come Dio continui a rischiarare il mondo con il suo sorriso”. (CR)

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