Nelle ultime settimane, i comuni governati dalle amministrazioni elette nel 2020 sono teatro di un crescente fermento politico. Si moltiplicano riflessioni e ipotesi su possibili equilibri, alleanze e scenari futuri, spesso frutto di voci non confermate o speculazioni prive di fondamento. Tuttavia, questo chiacchiericcio non sempre rispecchia la realtà politica vissuta sul territorio, particolarmente quando le analisi provengono da osservatori esterni, poco avvezzi alle dinamiche locali.
Per fare un po’ di ordine, analizziamo la situazione di Tempio Pausania, dove lo scenario politico sembra rimanere immutato rispetto alle previsioni precedenti. L’attuale sindaco, Gianni Addis, pare godere di una posizione solida e autorevole all’interno del proprio schieramento, tanto da far presagire con sempre maggiore certezza una sua probabile ricandidatura per un secondo mandato. L’ipotesi di un “Addis Bis” nelle ultime settimane è divenuta un’opzione concreta, sostenuta dalla compattezza della giunta attuale e dall’assenza di figure pronte a sfidarne la leadership al suo interno. Anna Paola Aisoni, personalità rilevante nella maggioranza attuale, che negli anni passati aveva vagliato l’opportunità di candidarsi prima in Regione (scegliendo però di non candidarsi alle ultime elezioni regionali) e poi come sindaco, sembrerebbe ormai pienamente d’accordo all’ipotetico “Addis Bis”. Questo ormai certo disinteresse per una corsa a sindaco nelle prossime elezioni comunali di Tempio, potrebbe sfociare in un futuro sostegno dell’attuale gruppo di maggioranza alla Aisoni nelle prossime elezioni regionali, consolidando ulteriormente la forza della coalizione guidata da Addis, che la guida senza rivali, sebbene – è importante evidenziarlo – è una ipotesi non confermata né mai detta dai diretti interessati. Tuttavia, permangono alcuni punti interrogativi, come la conferma dell’impegno e del sostegno da parte di tutti i consiglieri di maggioranza, alcuni dei quali, come Careddu, avrebbero manifestato dissenso con alcuni membri della maggioranza stessa, concretizzatosi probabilmente in un’assenza marcata dalla scena politica, che potrebbe non essere un episodio isolato.
Sul fronte opposto, il clima appare sospettosamente quieto, quasi statico, ma, come spesso accade in politica, questa calma apparente nasconde dietro di sé un’attenta attività di studio e preparazione. Le forze esterne, sia quelle di opposizione rappresentate ufficialmente in consiglio, sia quelle più nascoste nel tessuto sociale – alcune compagini delle quali in passato hanno appoggiato l’attuale maggioranza –, sembrano attendere il momento giusto per scoprire le proprie carte. Si tratterebbe, con ogni probabilità, di un lavoro di reclutamento e strategia volto alla costruzione di strutture capaci di affrontare il delicato appuntamento elettorale.
In questo contesto, partiamo da Nicola Comerci, che pur essendo una figura ben nota, non sembra avere al momento alle spalle un gruppo sufficientemente coeso per dare vita a una lista autonoma; più verosimilmente, la sua influenza, forte di uno zoccolo duro di fedelissimi, potrebbe tradursi in un futuro sostegno ad altri progetti. Lo stesso si può dire per il dinamico Alessandro Cordella, che ultimamente appare più politico nei modi, ma che, sebbene aspiri a formare un gruppo indipendente, difficilmente potrebbe rappresentare una vera minaccia per l’attuale amministrazione uscente.
Il Partito Democratico – dato in crescita – sembra invece essere più strutturato. Pur non sembrando in grado di contrastare oggi direttamente, in solitaria, le ambizioni di un eventuale “Addis Bis”, potrebbe invece ricoprire un ruolo determinante qualora emergesse una nuova compagine politica capace di far superare una certa sofferenza dell’elettorato, espressa in una bassa affluenza alle urne.
Infine, Alessandra Amic, forte del buon risultato ottenuto alle elezioni regionali con Fratelli d’Italia, si trova in una posizione di forza all’interno del suo gruppo ristretto; tuttavia, le probabilità di una sua ricandidatura a sindaco rimangono scarse, soprattutto alla luce della sconfitta subita nel 2015.
Rispetto alle elezioni del 2015, quando l’alleanza tra Alessandra Amic e Alessandro Cordella, quest’ultimo dichiaratamente di sinistra, non aveva certo agevolato il sostegno dell’elettorato di centrodestra al loro progetto politico, oggi sembra prendere forma uno strutturato gruppo che potrebbe invece catalizzare un elettorato di centro, e di centro destra, che rispetto al 2015 avrebbe dunque una alternativa meno annacquata. Salvo singole fughe in avanti di soggetti che potrebbero aver vaneggiato un ruolo in esso centrale, che di fatto non avevano, al pari del Partito Democratico sembrerebbe avere sembianze organizzative più strutturate e di tipo partitico, ma non si dispone di sufficienti informazioni verificate per definire meglio la situazione.
È altrettanto probabile che esista un movimento o un’associazione che, pur non dichiarando esplicitamente scopi politici, potrebbe avere in serbo un progetto in vista delle elezioni amministrative. Su tale fronte sembrerebbe che si voglia dar vita a una testata giornalistica o a un blog proprio per accompagnare questo percorso. Tuttavia, è difficile immaginare una struttura in grado di reclutare figure politiche forti per dar vita a una lista indipendente, considerando che al suo interno ci sarebbero soggetti già impegnati in altri progetti politici, potenzialmente in contrapposizione tra loro in relazione alle ambizioni di ognuno, non dichiarate ma ai più esperti ben evidenti.
In questo quadro complesso è impossibile non menzionare Andrea Biancareddu. Politico di lunga esperienza e ancora molto attivo sulla scena pubblica, Biancareddu non sembra intenzionato a uscire di scena facilmente. Attraverso diversi comunicati stampa, ha più volte voluto sottolineare come molte risorse arrivate nel territorio siano frutto del suo lavoro in Giunta Regionale. Sembrerebbe voler far emergere questo concetto spronato dai suoi sostenitori, verso i quali potrebbe scegliere di non restare del tutto indifferente. Sebbene attualmente mantenga quello che politicamente viene definito un “basso profilo”, gli osservatori più esperti sono pronti a scommettere che potrebbero esserci sviluppi futuri, anche in considerazione delle prossime elezioni regionali, per le quali alcuni accordi e/o ragionamenti si iniziano a fare ora, a ridosso delle elezioni amministrative. Ragionamento, pertanto, che si innesta e per certi versi si contrappone inevitabilmente con altri disegni. Ma anche su questo tema, non ci sono conferme sulle ipotesi descritte.
Quello che invece appare certo è che, dietro questa calma apparente, si nasconde un quadro in continua evoluzione, con nuovi protagonisti pronti a emergere e vecchi volti che non hanno ancora detto la loro ultima parola. Le prossime settimane, e i prossimi mesi, potrebbero rivelarsi decisive per capire chi saranno i veri protagonisti di questa cruciale fase politica.
ELEZIONI AMMINISTRATIVE, QUANDO?
E a proposito di elezioni, resta ancora incerta la data definitiva. La quasi totalità delle amministrazioni in carica auspica uno slittamento a maggio 2026, anziché far votare i cittadini al termine naturale del mandato (si veda nota 1 sotto).
In Sardegna, inoltre, vi è un’altra variabile: le elezioni provinciali. Attualmente, si auspica che le elezioni siano di primo livello, e sono fissate per la primavera del 2025. È difficile immaginare che si tengano due tornate elettorali nello stesso anno, una a maggio e una a Ottobre il che potrebbe spiegare le voci sempre più insistenti di un possibile accorpamento delle elezioni comunali e provinciali a maggio 2025. Questa scelta, oltre a ridurre i costi, permetterebbe di riportare le elezioni alla consueta programmazione primaverile. Ad ogni modo, sempre ipotizzando che si voglia giungere ad elezioni di primo livello, è più verosimile portare a una proroga delle stesse fino all’autunno, vista anche la recente commissariatura delle province, anziché anticipare le comunali a Maggio 2025. La variabile delle elezioni di secondo livello semplificherebbe la situazione, sulla quale rimandiamo ad un dettagliato articolo specifico.
Se dal punto di vista politico, è auspicabile che si dica quanto prima cosa si intenderà fare, dal punto di vista giuridico non vi è un obbligo in tal senso, se non le prescrizioni riguardanti l’indizione di comizi da parte della Presidente Todde, entro poco meno di 60 giorni dal voto. E il duro lavoro di questi mesi circa aree idonee per energie rinnovabili e commissariamento della sanità, sta tenendo occupati i banchi della maggioranza.
Guardando alla penisola, sette regioni italiane che hanno votato a ottobre 2020 e che speravano nella proroga a Maggio 2026, voteranno invece nell’autunno del 2025 e da fonti ministeriale sembrerebbe emergere l’idea delle election day, ovvero con votazione anche dei comuni delle regioni a statuto ordinario.
Ad ogni modo, autorevoli fonti ufficiose sembrerebbero indicare con una certa sicurezza Ottobre 2025, fine naturale del mandato, periodo delle elezioni degli eletti nel 2020. Farebbe eccezione Nuoro, che voterebbe in solitaria a Maggio 2025, ma non è escluso che si prenda una decisione ghigliottina: tutti, compreso Nuoro, a Ottobre 2025 e ulteriore proroga delle province.
Le prossime settimane saranno determinanti.
NOTA 1: questa ipotesi appare poco probabile. Sebbene esista una legge che prevede lo slittamento alla primavera dell’anno successivo per i consigli che terminano il proprio mandato nel secondo semestre dell’anno, tale norma si riferisce a situazioni specifiche, legate all’epoca in cui venne emanata. In particolare, riguarda i casi di fine anticipata del mandato con l’intervento di un commissario fino alle nuove elezioni. Di conseguenza, non sarebbe applicabile alle scadenze naturali del mandato. Infatti, l’art. 2 della legge 7 giugno 1991, n. 182, sugli enti locali, fa esplicito riferimento all’applicazione di tale principio (previsto nell’art. 1 della stessa legge, richiamata successivamente dalla legge regionale) esclusivamente alle consiliature che si concludono per motivi diversi dalla naturale scadenza del mandato. A conferma di ciò, tra settembre e ottobre 2025 si terranno elezioni in sette regioni italiane, come indicato dal Ministero dell’Interno, comprese alcune regioni a statuto ordinario con amministrazioni elette nel 2020, che avevano sperato in una proroga fino a maggio 2026, dimostrando l’improbabilità dello slittamento.