Le elezioni comunali del 2025 nelle regioni a statuto speciale stanno diventando un tema di grande interesse politico. Partiamo dalla fine: quasi certamente le elezioni in Sardegna per il rinnovo degli eletti del 2020 saranno a Ottobre 2025.
Detto ciò, analizziamo lo scenario.
La recente decisione della Regione Autonoma del Trentino di anticipare le elezioni comunali a maggio 2025, per gli eletti nel 2020, rappresenta una svolta importante.
Le elezioni erano state posticipate come in Sardegna nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19, che per la verità aveva sconvolto il calendario elettorale in tutto il paese. Nel contesto trentino, la decisione di anticipare la fine del mandato di sei mesi rispetto alla fine naturale del mandato (autunno 2025) è stata presa il 31 luglio 2024. Nonostante la volontà di molti sindaci di prolungare il proprio mandato fino al maggio 2026, richiamando una generica norma regionale che richiama quella nazionale (art. 1 – L182 del 07/06/91 – analoga a quella della Sardegna) che permetterebbe di votare nella primavera successiva, qualora ci fosse la fine di un mandato nel secondo semestre dell’anno; tuttavia tale norma nasce in un contesto diverso, e fa riferimento – nel quadro nazionale così come in quello regionale ovvero delle regioni autonome – a una fine anticipata del mandato (con traghettamento di un commissario sino alle elezioni) e non per la fine naturale del mandato, ipotesi non immaginata dal Legislatore. Il fatto che non faccia riferimento alla fine naturale del mandato, è confermato esplicitamente proprio dall’art. 2 della legge 7 Giugno 1991 n. 182 (come modificata dall’art. 8, comma 1, lettera a della legge 30/04/99 n. 120) che chiarisce che “le elezioni dei consigli comunali e provinciali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato si svolgono nella stessa giornata domenicale di cui all’articolo 1″, lasciando intendere chiaramente che l’articolo 1 (quello richiamato da chi vorrebbe posticipare di 7 mesi le elezioni) non si applica in caso di fine naturale del mandato. Pertanto l’attuale legge nazionale di riferimento sugli enti locali, escluderebbe le speranze dei sindaci eletti nel 2020 di poter saltare all’anno 2026 (così come per quelli eletti del 2021 – come Olbia – di saltare al 2027). In Sardegna la legge di riferimento è la Legge Regionale numero 2 del 17 Gennaio 2005 a firma Soru, già derogata nel 2020 e nel 2021, che al suo articolo 1 prevede un esplicito richiamo anche alla legge nazionale sopra menzionata, per tutto ciò non previsto in tale legge regionale, tra cui il richiamato articolo 2.
Anche forte di ciò il Presidente della Regione Trentino – del tutto analoga alla situazione della Sardegna – ha deciso, dunque, di seguire la linea di mantenere la primavera come finestra temporale di voto, ma senza prorogare all’anno 2026 le elezioni, non viste di buon occhio tra l’altro dai cittadini che hanno voglia di esprimere il voto dopo tutti questi anni. La sua decisione ha suscitato malcontento tra i sindaci trentini, i quali richiamavano almeno il diritto ai cinque anni pieni di mandato, chiedendo di votare almeno in autunno. Tuttavia, l’autonomia delle regioni a statuto speciale permette una primaria flessibilità decisionale che rende difficile opporsi a tali scelte, ora decisa – infatti – con legge.
Questa mossa del Trentino sta facendo da apripista per altre regioni a statuto speciale, e potrebbe farlo anche per la Sardegna.
Le scelte in Sardegna devono essere viste, tra l’altro, in una ottica biennale, che potrebbe rafforzare non solo l’impossibilità di prorogare le elezioni al 2026 per gli eletti nel 2020, ma addirittura l’anticipo a Maggio 2025 se non la conferma a Ottobre 2025. Infatti la decisione sugli eletti nel 2020 in Sardegna avrebbe risvolti anche per quelli del 2021, entrambe elezioni posticipate, e ciò potrebbe complicare ulteriormente la gestione del calendario elettorale. Particolare attenzione è rivolta infatti alla città di Olbia, dove il sindaco Nizzi potrebbe ambire a un terzo mandato. Questo, però, dipende da una possibile modifica alla legge nazionale sul terzo mandato, che potrebbe essere discussa solo dopo le elezioni del 2026. A Maggio 2026, infatti, si voterà in Veneto, e il cuore del ragionamento potrebbe essere proprio Zaia (Veneto) al quale la maggioranza nazionale di Centro Destra non vorrebbe concedere di usufruire di una modifica alla legge sul terzo mandato, che difatti fonti ufficiose romane indicano modificabile nei mesi successivi alla primavera 2026, certamente entro il 2027, ma comunque dopo le elezioni del Veneto che potrebbero essere posticipate da egli stesso alla primavera 2026, in forza propriondi tale elasticità data all regioni autonome (difficile si anticipi la fine del suo stesso mandato). E allora perchè nel ragionamento sardo per le elezioni 2025 entra prepotentemente Olbia che dovrebbe votare nel 2026? Perchè è una delle città più ambite, dal potente propulsore economico e di influenza politica. Se in Sardegna si prorogassero le elezioni degli eletti nel 2020 dal 2025 al Maggio 2026, anche le elezioni del 2026 degli eletti nel 2021 slitterebbero al 2027 dando così il tempo agli eletti sardi nel 2021 di godere dell’eventule terzo mandato, che come si è detto potrebbe vedere l’apertura tra il periodo che intercorre tra le elezioni del Veneto (presumibilmente del 2026) e Gennaio 2027.
Se invece in Sardegna gli eletti del 2020 votassero come in Trentino nella primavera 2025 (in anticipo) o nell’autunno 2025 (alla scadenza naturale del mandato) gli eletti nel 2021 (tra cui Olbia) non avrebbero il tempo materiale di vedere approvata l’eventuale legge sul terzo mandato, votando per analogia o a Maggio 2026 o a Ottobre 2026.
Sono certamente analisi, queste, oggetto di riflessione della politica regionale, che potrebbe non prestarsi ad assecondare una indicazione che sarà data dal Ministero per le Regioni a Statuto Ordinario (sembrerebbe proroga a Maggio 2026), che avrebbe implicazioni sui citati equilibri sebbene il Centro Destra nazionale sembrerebbe auspicare che nel silenzio della situazione la Giunta del campo largo sarda, tergiversi in questi mesi o non tratti il tema, per vedere compiere questo eventuale progetto.
In Sardegna, il futuro delle elezioni è dunque nelle mani della presidente Alessandra Todde e della sua Giunta, che dovranno prendere decisioni cruciali necessariamente nelle prossime settimane.
Le opzioni in campo, al netto delle menzionate analisi, sono molteplici: un possibile anticipo delle elezioni a maggio 2025, il mantenimento del calendario naturale con elezioni in autunno 2025 (che accontenterebbe tutti) o addirittura una proroga al 2026 poco gradita dai sardi e che, politicamente, non premierebbe l’attuale vento positivo della maggioranza regionale.
Qualsiasi scelta sarà comunque soggetta a una nuova legge regionale, dimostrando ancora una volta come le regioni a statuto speciale godano di una flessibilità politica non riscontrabile nelle regioni a statuto ordinario.