
Con sano realismo e senza minimizzare errori, fra Efisio Schirru, da un anno Ministro provinciale dell’Ordine di Nostra Signora della Mercede, passa in rassegna alcune problematiche particolarmente attuali nella Chiesa non solo italiana: crisi delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata; ruolo e responsabilità dei laici nelle parrocchie, eredità lasciate dal Covid e faticoso cammino sinodale.
I seminari si vuotano non solo in Italia e i giovani che girano a largo dalla “fabbrica” di preti e religiosi è in continua crescita. Solamente in Europa tra il 2021e il 2022 il numero dei seminaristi è diminuito del 6%, nel mondo la variazione è stata pari a -1,3%. « Mancano giovani generosi che si consacrino a Dio in una famiglia religiosa o nel clero secolare. In qualche continente la situazione è meno grave – dice il mercedario, originario di Armungia, dal suo osservatorio internazionale che spazia dall’Italia all’India, all’America settentrionale – ma il problema esiste. Purtroppo nessuno dispone di ricette e formule vincenti per superare la crisi».
Rassegnati al peggio?
«Dobbiamo confidare nel “Signore della messe” e seguire le sue “istruzioni” che invitano a pregare perché mandi molti operai. Domenica scorsa l’arcivescovo Giuseppe Baturi ha ordinato un nostro diacono. E’ sempre valido, però, impegnarsi nei gruppi giovanili con particolare attenzione non solo alla formazione umana, ma anche a quella spirituale. Individuati i giovani “giusti”, proporre in modo diretto e personale la scelta di vita che prevede il sacerdozio, ovviamente senza forzature».
Il Covid ha naturalmente complicato le cose.
«Quando parlo con i vescovi dei problemi creati dall’epidemia, sono critico sulla gestione pastorale della difficile emergenza sanitaria. In quella situazione la Chiesa ha smesso di essere un presidio di speranza. Chiudere gli edifici religiosi è stato un errore. I fedeli dovevano essere accolti con tutte la prudenza del caso e sentire fortemente la vicinanza della Chiesa, la sola istituzione in grado di dare un senso a quella situazione dolorosa generale e individuale. Come Chiesa abbiamo dato un duro colpo ai fedeli che da noi aspettavano una risposta diversa, qualcosa che tenesse viva la speranza. Forse in questo abbiamo mancato».
Anche la devozione alla Madonna di Bonaria ha risentito del contraccolpo Covid?
«La mia impressione è che la devozione alla Patrona di Sardegna, grazie a Dio, sia rimasta. Forse la partecipazione è calata . Ho avuto questa impressione nell’ultimo pellegrinaggio Sinnai-Bonaria. Il maltempo ha sicuramente condizionato la presenza dei fedeli, più numerosi negli anni precedenti. L’epidemia è stata un brutto colpo per la Chiesa. Basta un niente per far calare le presenze, molto tempo, invece, per recuperarle».
Col sinodo, voluto con molta determinazione da Papa Francesco, il camminare insieme clero e laici dovrebbe almeno recuperare la distanza creata al tempo del virus.
«Ho l’impressione che ci sia poca attenzione verso questa “rivoluzione” papale. Il sinodo sembra un evento che passa sopra la testa dei fedeli laici. In certi casi anche il clero ne resta distante. Non so se poi inciderà nella vita della Chiesa. Forse anche su questo bisognerà ripensare il modo di attuarlo. Qualche laico l’ha detto chiaramente: “ Che senso ha partecipare al sinodo, se tutto è già stato scritto e deciso”. Un approccio molto critico, è vero, ma che deve interrogarci come Chiesa sulle nostre modalità di coinvolgere i laici. Non possiamo convocarli per approvare decisioni già prese. Se vogliamo sentirli come vox popoli, interpelliamoli più seriamente».
Tra le 27 comunità “governate” dal Ministro provinciale dei Mercedari in Italia, Stati Uniti e India, alcune nel nostro Paese occupano la frontiera dell’emarginazione sociale.
« Nelle carceri abbiamo conservato soltanto due cappellanie, ma siamo molto attenti alla fase postcarceraria. A Padova vengono accolti detenuti ed ex detenuti per un percorso di reinserimento sociale. A Firenze funziona una casa multiforme con 5 comunità ( 2 per adulti e 3 giovanili) impegnate nell’accompagnamento sociale, lavorativo e familiare di circa 50 persone attraverso l’opera di 20 educatori. Papa Francesco, ricevendo i Mercedari in occasione dell’800mo anniversario di fondazione, ci ha detto: “Chiedo al Signore che vi dia la forza di abbandonare quello che è comodo e prendere la croce”, per poter seguire il cammino e abitare per sempre la casa del Signore”. Un bellissimo augurio che illumina la nostra missione».
Mario Girau