Qui puoi rileggere l’omelia del Vescovo della Diocesi di Tempio – Ampurias S.E. Rev. Mons. Roberto Fornaciari.


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RILEGGI QUI L’OMELIA DI PASQUA 2024
È bello per noi essere qui oggi in tanti perché è il culmine della festa di Pasqua, stiamo celebrando infatti la Pasqua di risurrezione, il momento più alto, più gioioso cominciato questa notte con la veglia nella quale abbiamo ricordato il momento della risurrezione; momento che non può essere staccato, vissuto separatamente, dal resto della Pasqua: il venerdì santo, la Pasqua nella passione e morte di Cristo, il sabato santo la Pasqua nel cammino verso i morti di Cristo.
Se siamo venuti qui quest’oggi è perché la risurrezione di Cristo è un evento importante nella nostra vita, un evento che non ci ha lasciati indifferenti, come non ha lasciato indifferenti quanti ce lo hanno raccontato, ce lo hanno narrato, fatto celebrare, festeggiare, perché divenisse un momento particolare, importante anche della nostra vita. I nostri genitori, i nostri parroci, i catechisti di quando eravamo bambini ci hanno trasmesso il senso dell’importanza straordinaria di questo giorno. Essi a loro volta avevano ricevuto questo da altri, che a loro volta lo avevano ricevuto da altri ancora, fino a risalire seguendo a ritroso il corso dei secoli, passando attraverso il racconto dei vangeli, ai primi testimoni della risurrezione di Gesù: al gruppo dei suoi discepoli alcuni uomini e alcune donne che dalla Galilea avevano seguito questo rabbi, che parlava alle folle, che compiva miracoli, che aveva annunciato la prossima venuta del regno di Dio. Questo rabbi una volta salito a Gerusalemme, era stato tolto di mezzo, fatto fuori, perché dava fastidio con la sua opera, con le sue parole, alla classe dirigente, a chi comandava La sua vicenda era finita miseramente. E quello che è strano, ricorderanno i discepoli, dopo la sua morte, è che lui aveva annunciato che sarebbe andata a finire così. “Guardate che il figlio dell’uomo dovrà patire e soffrire per opera dei capi, dei sommi sacerdoti”. Ebbene quegli uomini e quelle donne che avevano seguito da vicino Gesù, dopo alcuni giorni di silenzio successivi alla sua morte, iniziarono ad annunciare una notizia nuova e straordinaria: che Dio aveva risuscitato dai morti quel Gesù che era stato crocefisso. È quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura, che ci riporta una sintesi della predicazione dell’apostolo Pietro.
Ma cosa vuol dire che Gesù è risuscitato dai morti? Della risurrezione di Gesù si parla poco e sempre meno nel nostro mondo. Il solo nominarla rischia di suscitare il sorriso in molti. La risurrezione sembra essere rimasta una bella favola per persone romantiche o che amano illudersi. Se così fosse saremmo venuti qui per niente oggi, se così fosse tutto il nostro essere cristiani non avrebbe senso, le belle parole del vangelo perderebbero molto di significato, se fosse solo una bella favola, o una pia illusione, avremmo fatto meglio ad andare a fare una passeggiata lungo la spiaggia o in campagna per gustarci questo inizio di primavera, anziché venire in chiesa.
Siamo invece qui, perché l’annuncio della risurrezione di Gesù è l’annuncio del compimento di una speranza che ogni uomo porta nascosta nel suo cuore. Perché è l’annuncio di qualcosa che tocca profondamente il nostro animo: è l’annuncio che uno ce l’ha fatta, che uno è passato dall’altra parte vittorioso, che la morte è stata sconfitta.
Ma dobbiamo stare attenti dicendo questo di non fare confusioni, di non fare un miscuglio di idee che non possono stare insieme. Oggi sembra aumentare questa confusione: parlare di risurrezione non è la stessa cosa di parlare di reincarnazione. Queste due parole indicano cose ben diverse, non conciliabili tra di loro.
Per parlare di risurrezione non possiamo che partire da coloro che ebbero esperienza di essa, cioè dei discepoli a cui apparve il Risorto. Sono loro il nostro tramite che ci permette di comprendere la risurrezione, è quanto capitò a loro che ci lascia intuire la novità, la singolarità della loro esperienza.
Lasciamoci illuminare dalla luce sfolgorante di questo Giorno; apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasquale si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, negli ospedali, nei luoghi dove maggiormente è concentrata la sofferenza,
dove maggiormente c’è bisogno di pace.
La pace di Cristo, attraverso i cristiani, si manifesti in ogni parte del mondo.
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