È stato suggestivo ascoltare il tenero, quasi lamentoso, malinconico, metallico cric di un capodoglio, la sua voce, registrato nelle profondità del mare, accompagnato da altrettanto suggestive immagini, proiettate nel grande schermo del teatro Mandela di Santa Teresa Gallura. È avvenuto durante un interessante convegno, qualche giorno fa, organizzato dall’Area Marina Protetta di Capo Testa e dal Comune teresino, nel corso della presentazione di balene, delfini e capodogli appunto, da parte del biologo marino e presidente di SeaMe Sardinia, Luca Bittau.
In quell’atmosfera quasi surreale, che ha coinvolto centinaia di bambine e bambini presenti, che hanno seguito con molto interesse e attenzione l’esposizione dello studioso, non è stato difficile immaginare il cric di lamento, dolore e fors’anche disperazione, per lo stomaco pieno di plastica, ingoiata nei nostri mari, di quel capodoglio, che dopo lunga agonia, è spirato a Cala Romantica (Porto Cervo-Arzachena), senza poter dare alla luce e allattare il cucciolo che portava nel suo grembo. Luca Bittau ha raccontato questa triste vicenda, della quale lui e la sua associazione, SeaMe Sardinia, sono stati testimoni nel 2019 essendosi prontamente recati sul luogo del ritrovamento, per aver collaborato nelle fasi successive ed aver proposto la sua “musealizzazione”; idea accolta dall’allora presidente del Parco Nazionale di La Maddalena, Fabrizio Fonnesu.
Di plastica nello stomaco quel capodoglio ne aveva ben 22 kg, com’è risultato dalla necroscopia effettuata presso l’Università di Sassari; plastica ora esposta, insieme allo scheletro del capodoglio, presso lo Spazio Museale di Caprera, allestito dal Parco nazionale; Spazio museale, ha detto il direttore, Giulio Plastina, che lo scorso anno 2023 è stato visitato da oltre 6000 persone.
Il capodoglio, ha informato ancora il biologo Bittau, è uno dei due grandi cetacei che vivono nel Mediterraneo; può arrivare anche a 14 metri di lunghezza e pesare anche 40 tonnellate. È un campione delle immersioni – ha informato il dottor Bittau – e si nutre principalmente di calamari. Va da sé che questo suo prelibato cibo possa essere facilmente confuso con la plastica, dai contenitori alle buste, che si trovano anche nei nostri mari. È stato cacciato per secoli, il capodoglio, per via di un pregiato olio che contiene nella sua testa, a suo tempo particolarmente utilizzato per l’illuminazione, ma anche per la qualità della sua carne. In questa parte di Mediterraneo, quella più vicina alla Sardegna il capodoglio, come altri cetacei, lo si trova, di frequente, nel Canyon di Caprera.