L’ultima dimora stabile della Foca Monaca lungo le coste Galluresi è stata l’isola di Tavolara, dove negli anni 60 del 900 condivideva la spiaggia di Punta Timone con i pochi abitanti dell’isola e dove si è riprodotta per l’ultima volta nel 1978. Nell’immagine in bianco e nero, degli anni 50 del 900, è testimoniata la frequente e pacifica (e rispettosa) convivenza tra la Foca Monaca ed i Galluresi (nella foto scattata a Punta Timone di Tavolara il fanalista Bachisio Chinelli).
Una convivenza che, forse, proprio l’Uomo con la sua frequente arroganza e con la mancanza di rispetto per la natura, ha messo a rischio; ed è probabile che proprio a causa di questo comportamento, tra le nostre Coste non possiamo più apprezzare la bellezza della Foca Monaca.
Il grande pinnipede fino al primo dopoguerra era diffuso in molte località costiere e, oltre al ricordo di vecchi pastori, numerosi toponimi ne attestano la presenza: basti ricordare Cala Bove Marino a Razzoli o Cala Macchione dei Bovi a Santa Maria. L’estinzione della specie ha coinciso con l’introduzione delle reti di nylon e con l’aumento repentino della pressione umana nei siti costieri.
Lungo le coste Galluresi si registra una lunga serie di avvistamenti, alcuni supportati da immagini e molti ritenuti attendibili in base ai contenuti della descrizione. Nel 1991 un esemplare fu fotografato mentre nuotava tra Tavolara e Capo Figari, mentre nell’ultimo decennio le segnalazioni sono concentrate tra l’arcipelago di La Maddalena e l’isola di Mortorio (fonte qui).
Le località sono Porto Raphael, Caprera, La Maddalena, Monti Zoppu e in Costa Smeralda. L’ultima apparizione è del maggio 2009 riferita allo scoglio di Mortoriotto.
Oggi il suo areale di distribuzione è fortemente ridotto sia all’interno del Mediterraneo sia nell’Atlantico, dove rimangono solo due colonie nell’arcipelago di Madeira e lungo le coste del Sahara Occidentale nei pressi di Capo Blanco.
L’intera popolazione mediterranea è stimata poco sotto le 350 unità, concentrate sopratutto lungo le coste Greche e quelle Turche, mentre quella mondiale non dovrebbe superare le 500 unità.
In Italia meridionale, Sardegna compresa e in alto Adriatico, tra la fine del secolo scorso e i primi anni 2000 si son registrati come detto diverse apparizioni di esemplari, validate scientificamente, che denotano spostamenti tra le colonie e le nostre Coste. L’ultimo avvistamento documentato è proprio quello relativo al giugno del 2009 nei pressi di Campese, nell’isola del Giglio (fonte qui).
Scomparsa anche dalle altre coste della Sardegna, la foca monaca a livello mondiale è considerata ad altissimo rischio d’estinzione nell’immediato futuro ed è protetta in base alle convenzioni di Berna, Barcellona, Direttiva Habitat e CITES.
Si ritiene che alcuni esemplari probabilmente provenienti dalle Coste del Mahgreb in Africa settentrionale compiano ampi spostamenti raggiungendo anche le coste Italiane e della Sardegna. Si tratta di movimenti che rientrano nelle abitudini della specie, che nelle zone dove sono insediate le maggiori colonie si allontana fino a 40 miglia per raggiungere i siti di alimentazione.
Certo è che lungo le coste della Sardegna non vi sono più tracce di attività riproduttiva, nè tantomeno di un insediamenti di gruppi stabili.
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Proponiamo uno straordinario documento storico riportato alla luce dagli archivi della Regione Sardegna e dai repertori di Rai Storia. Un documento nel quale si vede la Sicuramente nessuno all’epoca avrebbe immaginato che sarebbe scomparsa dai nostri mari.
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