Disabili, Confael: “Mancano i servizi di assistenza domiciliare”

DiRedazione

05/03/2021

La solitudine vissuta dai disabili durante questa pandemia è inaccettabile. Il grido di aiuto arriva da Loredana Lai, sottosegretaria del dipartimento dei diversamente abili gallurese della Confael, la confederazione Europea dei lavoratori: “L’isolamento sociale delle persone con disabilità si sta drammaticamente riproponendo, non trovo più accettabile che sia il contesto familiare a doversi sostituire a responsabilità che sono delle Istituzioni, non può la famiglia divenire il luogo dove si creano i servizi sostitutivi, nonostante ce la stiano mettendo davvero tutta per garantire ai propri familiari la piena garanzia di un’assistenza attenta e amorevole”.

“Sono tantissime le denunce arrivate da ogni parte della Sardegna, – scrive in un comunicato Loredana Lai – da famiglie con a carico persone diversamente abili, che in questo periodo di pandemia vengono ancor più abbandonate in caso di positività anche da un familiare. Ciò che sta venendo a mancare sono soprattutto i servizi di assistenza domiciliare e l’intervento delle diverse associazioni di volontariato che erano un faro nella notte per i tantissimi disabili che quotidianamente svolgevano delle attività ricreative, facendo sì che gli stessi potessero essere liberi di esprimere le loro capacità e abilità in quello che ognuno di loro sa fare e che purtroppo in questo periodo li vede costretti a rimanere rinchiusi nelle loro abitazioni”. La sottosegretaria del dipartimento dei disabili chiede di mettersi dalla parte dei disabili: “Provate a pensare ad un disabile affetto da patologie motorie, abituato ad uscire tutti i giorni e recarsi presso un centro di aggregazione presso centri fisioterapici, mediante l’intervento dei volontari delle associazioni che si prodigavano, attraverso l’utilizzo di automezzi dotati di una pedana idraulica per l’ingresso della carrozzina, che si ritrova rinchiuso fra le mura domestiche con soltanto la possibilità di parlare con i suoi amici attraverso un computer sempre che abbia la fortuna di possederne uno! Senza considerare un punto fondamentale – prosegue Lai – che la permanenza per un lungo periodo in ambito familiare esclude la persona con disabilità dalla vita sociale della comunità, causando danni non indifferenti e difficilmente sanabili in termini di regressione delle competenze psicosociali acquisite e la perdita di autostima conquistata in condizioni di “vita normale”.

Altra questione è poi quella relativa ai vaccini: “Un’altra riflessione deve essere poi fatta sul calendario vaccinale che allo stato attuale non prevede fra i gruppi prioritari le persone con disabilità – si legge – neppure grave. Anche se – afferma la Lai – uno spiraglio di luce arriva da neo-ministra per le disabilità Erika Stefani, la quale ha dichiarato di aver sollecitato la vaccinazione sia per i diversamente abili che per i loro familiari, caregiver e assistenti personali”. Loredana Lai sottolinea che “non prevedere la vaccinazione per le persone disabili e di chi gli sta accanto sia come non vaccinare il personale medico, è infatti del tutto evidente – sottolinea – quanto sia basilare tutelare la salute dei caregiver familiari, questa figura che viene definita solo di sfuggita dalla legge, da cui però dipendono tante e tante persone, nel caso di una positività o di una malattia conseguente all’infezione da COVID-19, – spiega – chi riceve assistenza rimarrebbe ancora più solo, vedrebbe venir meno anche la possibilità di esaudire i bisogni più essenziali, sarebbe ancor più in balia dei marosi della vita. Ritengo che il vaccino così come la possibilità di accedere ad ogni cura che garantisca la qualità della propria esistenza , debba essere considerato un diritto universale”.

Tra le tante testimonianze di persone disabili Loredana Lai porta quella di Marco Locci, un ragazzo di 32 anni di Cannigione – affetto da una patologia che non gli permette una normale attività motoria: “Da diversamente abile – afferma Locci – nutro profondo sdegno e perplessità su tutto il sistema sanitario, i vaccini tardano ad arrivare e quando vi è disponibilità vengono a volte sprecati su chi non ha priorità”.

Daniela Astara

 

 

 

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