Le aperture del segretario dem che affronta anche i nodi interni al suo partito e annuncia che “porrà il tema” del congresso del Pd, lasciano il segno in una giornata politica formalmente di pausa. Terminato sabato il primo giro di consultazioni coi partiti e alla vigilia del secondo round, Mario Draghi ha trascorso la domenica di ‘riflessione’ nel suo ‘buen retiro’ di Città della Pieve.
Il premier incaricato ha evitato apparizioni pubbliche in paese, che, fino a Natale, erano state abbastanza frequenti. Dopo aver ascoltato i leader dei partiti, che, nei primi incontri, hanno sostanzialmente delineato il ‘perimetro’ della maggioranza pronta a sostenerlo, ci si attende che possa dare, nella seconda tornata di consultazioni, le indicazioni attese su programma e squadra (se saranno ministri tecnici, politici o forma ibrida).
E mentre Giorgia Meloni ribadisce che non voterà la fiducia al governo (anche se Fratelli d’Italia – assicura – non farà mancare il suo voto ai provvedimenti a sostegno delle imprese), il leader leghista Matteo Salvini conferma l’orientamento favorevole del suo partito.
“Ho avuto contatti con Matteo Renzi, ci vediamo al Senato e ci saremo ‘messaggiati’ una volta, così come con altri leader di partito. Anche con Luigi Di Maio ci siamo scambiati sms, fa parte del mio mestiere. Non ho frequentazioni assidue con il Pd ma le avremo”, si spinge a dire il segretario leghista.
Aperture che si registrano anche dal Pd. “Non c’è dubbio che è una novità: Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo spostati noi“, dice Zingaretti. “Tutti possono riconoscere che l’idea di risolvere i problemi distruggendo l’Europa era fallimentare. Si apre una fase nuova, non c’è dubbio. Vedremo le coerenze”.
“Paradossalmente il problema più grande non è per noi, perché noi valuteremo tutto sulla base delle idee e della coerenza di chi oggi è diventato europeista -avverte il segretario dem -. Il tema è che non è detto che a un aumento dei numeri corrisponda maggiore forza e stabilità del governo. Il problema è di credibilità e stabilità dell’operazione politica. Bisognerà vedere se è un’operazione che dà un segnale di svolta perché in Parlamento discute e vota. Ci fidiamo del professor Draghi. È lui che deve fare questa valutazione”.
Sulla stessa linea, per una volta, Italia viva. “Non so se Salvini sia diventato europeista in 24 ore, so però che se fosse vero sarebbe una bella notizia per l’Italia – afferma il capogruppo Iv al Senato Davide Faraone – D’altronde, non mi pare che la conversione di Conte e del M5s, nel passaggio dal Conte I al Conte II, abbia richiesto molto più tempo. Anche allora fu una buona notizia e ne abbiamo visto i benefici. Inviterei gli schizzinosi dell’ultima ora a rispettare le parole del presidente della Repubblica che ha chiesto al professor Draghi di rivolgersi a tutte le forze parlamentari, senza distinzione”.
Per quanto riguarda la squadra di governo, nei partiti è derubricato come prematuro ogni toto ministri o previsione di decisioni, tutte in capo a Draghi. Nel partito di via Bellerio, in particolare, si ribadisce che la linea è quella non non porre alcuna condizione o veto su squadra e persone, argomento al momento neanche affrontato con il presidente del Consiglio incaricato.
Sul fronte interno del Pd, si registra l’apertura di Zingaretti a discutere di congresso di partito. “Il congresso ci sarà tra due anni, ma appena finita questa vicenda porrò il quesito di come andare avanti”, annuncia.”Lo posso fare perché il Pd si è unito più di quanto non lo sia mai stato. Quella frattura ci impediva di fare politica, e tutti abbiamo fatto uno sforzo per un punto di equilibrio. In due anni è cambiato tutto ma, l’avevo detto prima della pandemia, serve una discussione politica vera sull’identità e il profilo. Il vero successo è che lo possiamo fare, perché in questi due anni abbiamo ricostruito una speranza in Italia che si chiama Pd e che ora deve rilanciare per il futuro la propria prospettiva politica. Ora discuteremo insieme come farlo, spero solo che nessuno vorrà rimettere indietro le lancette dell’orologio, perché questa sì sarebbe battaglia politica”. (Agi)